Nell’era della velocità, dell’incertezza, dove tutto invita a chiudersi e a mostrarsi solo attraverso la dimensione dei social, filosofi, sociologi e artisti invitano ad aprirsi agli altri. E a mostrare il proprio lato empatico e gentile. Perché fa bene: uno studio della University British of Columbia[1] ha dimostrato che essere più gentili aiuta a ridurre l’ansia e rende più longevi. Ecco allora alcuni consigli per rivalutare l’attitudine che ci rende più consapevoli e felici.
Ritrova il tuo lato più autentico
Una delle qualità che contraddistingue la gentilezza è l’autenticità: esercitarla cioè in maniera duratura e non come scelta di convenienza. Accettare di essere in relazione con l’altro senza paure e senza pregiudizi aiuta non solo a creare alchimie tra le persone, ma dà la possibilità a queste di evolvere e far avanzare progetti di ogni genere: aziendali, amorosi o sportivi. Rispetto e condivisione: due elementi imprescindibili secondo Franck Martin, autore del libro Il potere della gentilezza (Feltrinelli, 144 pag). Come scrive Franck la forza non è lo strumento migliore per ottenere ciò che si desidera: la cosa migliore è costruire rapporti e dialoghi basati sulla comprensione, l’umiltà, l’accettazione dell’altro e l’autenticità.
Coltiva la gratitudine
Imparate ad apprezzare le cose e le persone che ci sono nella vostra vita: la gratitudine non è negare le difficoltà esistenti, ma prendere possesso delle proprie facoltà, coltivando un atteggiamento di apertura anche nelle situazioni difficili. Un esempio? Lo suggeriscono Adam Phillips e Barbara Taylor nel libro Elogio della gentilezza (Ponte alle Grazie, 112 pag): trovate il buono che c’è negli altri. Diventate curiosi di chi avete di fronte, di ciò che pensa e della sua storia. Apprezzatene le abilità e le qualità e trovate il modo di farglielo sapere. Farà bene a loro e a voi.
Misura le parole
Lo suggerisce il World Kindness Movement, il movimento mondiale della gentilezza nato a Tokyo nel 1988: fate un buon uso delle parole, eviterà il conflitto. Anche in attività umane dove in genere si ricorre all’aggressività per ottenere la vittoria, è sufficiente avere una predisposizione gentile verso l’interlocutore. Lo sostiene anche il filosofo americano Daniel Dennett nel libro Strumenti per pensare (edizioni Cortina, 538 pag): in una discussione è meglio confutare in modo chiaro i motivi per cui non ci si trova d’accordo con il partner, così lui sarà più ricettivo verso le tue critiche. Aggressività chiama aggressività. Gentilezza chiama gentilezza.
[1]Trew, J.L. & Alden, L.E. (2015). Kindness Reduces Avoidance Goals in Socially Anxious Individuals, Motivation and Emotion. DOI 10.1007/s11031-015-9499-5
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