La nostra storia:
gli anni Ottanta

Un nuovo cambio al timone

L'IDEALISMO CEDE IL POSTO A EDONISMO E CONSUMISMO

Gli anni Ottanta furono caratterizzati da un travolgente desiderio di evasione, reazione pressoché scontata al clima greve che aveva accompagnato il decennio precedente. Utopie e ideali politici e sociali, come l’antindustrialismo e l’antiamericanismo, divennero un lontano ricordo. Gli Stati Uniti diventarono un modello da emulare sempre di più, specie agli occhi delle nuove generazioni.
Questo giro di boa influenzò anche le abitudini alimentari. Nel 1981 a Milano, aprì uno dei primi fast food, mentre nel 1986 in piazza di Spagna, a Roma, sbarcò il primo Mc Donald’s. Era il simbolo tangibile della transizione verso modelli di consumo alimentare che cominciavano a cambiare radicalmente, con uno spiccato aumento del consumo di pasti frugali e delle occasioni di ritrovo fuori casa. Erano gli anni della “Milano da bere” e degli yuppies nostrani, che mangiavano uno spuntino pratico e veloce accompagnato da un drink, in piedi, al bar o in una “panineria”.
Uno scenario amplificato dallo stravolgimento della famiglia tradizionale e dalla diffusione dei single, che portava sempre più in auge l’utilizzo dei surgelati per una preparazione comoda e facile dei pasti.

Paninari in piazza San Babila, Milano, 1987. ©Mondadori Portfolio/Egizio Fabbrici.

L’offerta di nuovi cibi di origine industriale conobbe in questo periodo una crescita senza precedenti, così come gli investimenti pubblicitari. Con l’avvento della TV commerciale e la fine del monopolio Rai, per le grandi aziende il mezzo televisivo divenne imprescindibile e molte agenzie pubblicitarie e di comunicazione fiorirono o si consolidarono.
In questo clima di cambiamento, Findus portò avanti rilevanti innovazioni con idee brillanti e al passo coi tempi.

Impianto di inscatolamento automatico nello stabilimento di Cisterna di Latina, anni Ottanta.

 

L'ampliamento e l'automazione della produzione

L'ingresso negli anni Ottanta fu celebrato dall'italiana Findus con un cospicuo programma d'investimenti che portarono a un ampliamento e ammodernamento dello stabilimento di Cisterna di Latina, con un'automazione ad ampio raggio delle linee produttive.
Ci fu un consistente adeguamento degli impianti e delle linee produttive preesistenti, in modo da migliorare l'ambiente di lavoro. Accanto allo stabilimento d'origine fu costruito un nuovo edificio dedicato alle linee da implementare.
La nuova struttura sarebbe stata chiamata per anni New Building dai dipendenti di Cisterna di Latina e rappresentò per Findus un nuovo balzo in avanti in direzione futuro.
L'automazione dei processi produttivi, specie dentro il New Building, fu compiuta acquisendo macchinari di ultima generazione, spesso sviluppati ad hoc per le esigenze delle diverse linee.
Tutti i processi produttivi, dai Sofficini ai precucinati, dalla pizza alla carne, gestiti fino ad allora manualmente, divennero completamente automatizzati.

Una nuova era anche per la lavorazione dei vegetali

Anche le linee più tradizionali dedicate ai vegetali furono interessate da importanti innovazioni.
Fu introdotta la produzione di asparagi e ampliata quella degli spinaci e furono migliorate tutte le fasi produttive, dalla raccolta al confezionamento. Il momento fu propizio per risolvere anche alcune difficoltà con cui la filiera aveva convissuto fin dall’inizio. Ad esempio, le pesanti macchine per la raccolta degli spinaci, in uso in quel periodo, furono sostituite da nuove raccoglitrici dotate di un sistema di “galleggiamento”, progettate e realizzate dagli ingegneri incaricati dello sviluppo tecnologico. Una soluzione innovativa che, oltre a non danneggiare il raccolto, consentiva anche di eliminare eventuali corpi estranei raccolti con gli spinaci.
La condivisione unanime di un approccio proattivo e la radicata cultura organizzativa portarono a risultati eccezionali. Addetti alla ricerca e sviluppo, responsabili di produzione, ingegneri incaricati dello sviluppo tecnologico, esperti di marketing e agronomi si confrontavano regolarmente riguardo a problematiche, soluzioni e nuovi progetti.

Macchina raccoglitrice per spinaci, in azione.

Esempi di Agricultural Best Practices realizzate dagli agronomi Findus. 

La codifica delle conoscenze in campo agronomico: lo sviluppo delle ABP

I coltivatori che fornivano la materia prima vennero coinvolti in un’azione educativa e di sensibilizzazione, mettendo a frutto l’enorme know-how sviluppato in anni di ricerche e sperimentazioni sul campo. Vennero redatte delle guide, chiamate Agricultural Best Practices (ABP), con l'indicazione delle norme di coltivazione ottimali. Scritti preziosi e utilissimi per buona parte degli agricoltori che collaboravano con Findus e che ebbero finalmente a disposizione una "Guida al controllo delle irroratrici", una "Guida alla concimazione degli spinaci", una "Guida al controllo degli infestanti" e così via.
Dalle guide si passò alla stesura di una serie di manuali completi, uno per ciascun vegetale (“Manuale completo sulla coltivazione dello spinacio”, “Manuale completo sulla coltivazione dei piselli” e così via.), che ricoprivano l’intero ciclo di vita della pianta.
Una rivoluzione culturale a tutti gli effetti per i coltivatori, abituati a basarsi solo sull’esperienza pratica tramandata oralmente.

La definitiva uscita di scena di Nestlé

Tutte le novità introdotte si tradussero velocemente in numeri da capogiro: grazie alle nuove linee i volumi di produzione raddoppiarono.
L'incremento del 1986, in particolare, risentì anche del cosiddetto “effetto Chernobyl”. Il famigerato disastro nucleare aveva pesantemente contaminato una vasta area intorno alla centrale sovietica e generò molta paura verso i prodotti vegetali di cui non si conosceva l'esatta provenienza. Una delle prime reazioni dei consumatori fu quella di rivolgersi ai più sicuri surgelati.
La ventata di innovazioni e rinnovamento che accompagnò queste performance non interessò solo le infrastrutture e la produzione. Nel 1985, infatti, si registrò un'epocale svolta anche a livello societario. Nestlé cedette la quota di minoranza che ancora conservava dal 1970, anno di avvio della partnership con Unilever, e uscì definitivamente di scena. Il gruppo svizzero, grazie al quale Findus era sbarcata nel nostro Paese e si era radicata a Cisterna di Latina, continuava a mantenere il marchio nel resto del mondo, ma ne perdeva completamente la proprietà in Italia. Allo stesso tempo, Unilever controllava in esclusiva il marchio italiano Findus.

 

Logo Findus, 1985.

John Hewer, attore che ha interpretato Captain Birds-eye dal 1967 al 1998. A partire dal 1986, anno della prima campagna pubblicitaria che ebbe il Capitano come protagonista in Italia, divenne anche il volto di Capitan Findus. Il nome del personaggio, infatti, si adattava a quello del brand utilizzato nei diversi mercati.

Da Cuore Verde a Peschereccio Azzurro, dallo Chef Pat-Bon a Capitan Findus: una nuova era della comunicazione

La nascita delle televisioni commerciali causò una vera rivoluzione per le strategie commerciali delle grandi aziende e anche Findus investì notevolmente in questo mezzo di comunicazione.
Gli spot ideati e trasmessi nei primissimi anni Ottanta avevano un taglio quasi documentario, per porre l’accento sulla completa assenza di conservanti aggiunti e sul fatto che la surgelazione lasciasse inalterate le proprietà del prodotto. “Alla Findus lavoriamo con coscienza” enunciava una campagna dei Bastoncini del 1981. Vincente risultò la scelta di raccontare storie semplici, con un'evoluzione narrativa nel tempo: una sorta di mini saghe costruite intorno a un tema specifico.
Si pensi al sorriso dei Sofficini che nel 1986 dettò il claim “Il sorriso che c'è in te”, illustrato dal gesto della forchetta che fa comparire il sorriso e riaccende l'allegria a tavola e in famiglia. O anche ai Bastoncini e alla fortunatissima campagna “Cosa farai da grande?” una voce fuori campo rivolgeva la fatidica domanda a bambini, ripresi in situazioni diverse, e la risposta di ciascuno di loro era sempre la stessa: "fare l'esploratore"; la mamma apprensiva ribadiva che avrebbe preferito l'avvocato ma, per il momento, le importava solo far crescere sano e robusto il proprio figliolo con un buon piatto di Bastoncini.
Efficace fu anche, in questi stessi anni, l'introduzione di brand character capaci di "incarnare" i valori distintivi del marchio. È del 1986 l’entrata in scena di Capitan Findus; del 1988 quella del paffuto chef in stile cartoon Pat-Bon, che si presentava al modo del più celebre 007: “Il mio nome è Bon, Pat-Bon” e sapeva assumere le forme più straordinarie e imprevedibili grazie a un gioco d’animazione irresistibile accompagnato dall’inconfondibile timbro vocale di Oreste Lionello.

Secondi, contorni e non solo!

Una gamma di prodotti sempre più ampia e amata

 

Gli anni Ottanta furono particolarmente prodighi di novità in termini di nuovi prodotti, anche per effetto delle rilevanti innovazioni produttive che erano state introdotte.
Per quanto riguarda i vegetali, furono lanciate nuove linee improntate alla ricerca della massima qualità, come Cuore Verde e Fiore Verde.
Accanto ai già popolarissimi Bastoncini, si produceva una vastissima gamma di prodotti ittici, organizzati in tre linee essenziali: Pesce Croccante, Pescheria di Fiducia e Peschereccio Azzurro.
Tra i ready meals, oltre ai Sofficini spiccavano i primi piatti della linea Le specialità da buongustaio.
Ai primi piatti si affiancavano anche i sughi pronti Buonapasta, per facilitare la preparazione di primi creativi e irresistibili.
Non meno rilevante fu l'offerta di secondi piatti "sfiziosi e originali", reinterpretati in forme e sapori diversi: i Bottoncini, nelle varianti al formaggio e al manzo, e le Mozzarelle dorate, anche nella variante alla pizzaiola.
L'atmosfera allegra e leggera di questi prodotti caratterizzò anche altre linee lanciate in questo periodo e che ebbero molto successo, come ad esempio Pizza Grandiosa, Stuzzicomania e Pat-Bon.
La gamma dei secondi venne arricchita in questo periodo anche da altri prodotti a base di carne, come le Cotolette alla milanese e i già rodati Amburger.
Ci fu il lancio di paste speciali, cioè paste pronte da stendere, tra cui pasta per pizza, pasta frolla e pasta sfoglia, proposta anche in una variante con rotoli già stesi e separati.